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Excudit nemo spirantia mollius aera:
Vera cano: cernes marmora viva loqui.
Graecorum sileat prisca admirabilis aetasCompedibus statuas continuisse Rhodon.
Nectere namque magis fuerant haec vincula dignaIstius egregias artificis statuas.
Quanto con dotta mano alla sculturaGià fecer molti, or sol Donato ha fatto:
Renduto ha vita a' marmi, affetto et atto.
Che piú, se non parlar, può dar natura?
Delle opere di costui restò cosí pieno il mondo, che bene si può affermare con la verità, nessuno artefice aver mai lavorato piú di lui. Imperoché, dilettandosi d'ogni cosa, a tutte le cose mise le mani, senza guardare che elle fossero o vili o di pregio, faccendo insino a l'armi di pietra, et ogni lavoro basso e meccanico. E fu nientedimanco necessariissimo alla scultura il tanto operare di Donato in qualunque spezie di figure tonde, mezze, basse e bassissime. Perché sí come ne' tempi buoni degli antichi Greci e Romani, i molti la , fecero venir perfetta, cosí egli solo con la moltitudine delle opere, la fece ritornare perfetta e maravigliosa nel secol nostro. Laonde gli artefici debbono riconoscere la grandezza della arte, piú da costui che da qualunche altro che sia nato modernamente, avendo egli oltra il facilitare le difficultà della arte, con la copia delle opre sue congiunto insieme la invenzione, il disegno, la pratica, il giudizio et ogni altra parte, che da uno ingegno divino si possa o debbia mai aspettare.
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