Et egli, che industriosa persona era, fece vasi grandi al torno d'altezza di un braccio e mezzo, i quali in casa di esso si veggono ancora, da quella antiquità per conservazione ritenuti. Dicono che, cercando in un luogo de' vasi, dove pensavano che gli antiqui lavorassero, Giorgio trovò in un campo di terra al ponte alla Calciarella, luogo cosí chiamato, sotto la terra tre braccia, tre archi delle fornaci antiche, et attorno cercando vi trovorono di quella mistura vasi rotti infiniti, e de gli interi quattro, i quali, venendo in Arezzo il Magnifico Lorenzo de' Medici, da Giorgio per introduzzione del vescovo gli ebbe in dono; i quali prese, e furono cagione del principio della servitú che con quella felicissima casa poi sempre tenne. Egli lavorò benissimo di rilievo, come ne fanno fede in casa sua alcune teste di suo. Ebbe cinque figliuoli maschi, i quali tutti fecero lo esercizio medesimo, e tra gli altri artefici buoni furono Lazzaro e Bernardo, che giovinetto morí a Roma, disegnatore e pittore di vasi con le figure, e tenuto maestro molto buono. E certo che se la morte non lo rapiva cosí tosto alla casa nostra, per lo ingegno che destro e pronto si vide in lui, egli averebbe cresciuto grado et onore alla patria sua. Morí Lazzaro vecchio nel MCCCCLII e Giorgio, l'anno LXVIII della sua età, se ne passò ad un'altra vita nel MCCCCLV. E furono sepolti amendue nella pieve di Arezzo, appiè della cappella loro di San Giorgio, dove in laude di Lazzaro furono da chi lo amava appiccati co 'l tempo questi versi: ,
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