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      E tanto piú, quanto egli per un tempo non volse mai esser veduto lavorare, né insegnare a nessuno artefice quel segreto. Ma poi che egli già divenuto vechio, ne fece grazia a Ruggieri da Bruggia suo creato, che la insegnò ad Ausse, suo discepolo, et a gli altri che io dissi già nel capitolo XXI dove si ragionò de 'l colorire a olio nelle cose della pittura, ancora che Giovanni la tenesse in pregio. Molti che facevano mercanzie in Fiandra di diverse nazioni, mandavan de l'opere sue per incetta a diversi principi, i quali le stimoron molto, sí per le lode che gli davano gli artefici nel vederle, e molto piú per la bellezza di quella invenzione che Giovanni aveva trovato. Né per questo in Italia si poté investigar ma' fra i pittori che vivevano allora, che olio o mistura si fusse quella; ancora che ella avesse in sé uno odore acuto che facevano i colori e quelli olii mescolati, che pareva possibile d'averla a rinvenire. Ma né per questo si ritrovò o rinvenne mai, sino a che e' fu mandato da certi mercanti fiorentini che facevano faccende in Napoli e stavano in Fiandra, al Re Alfonso primo, una tavola con molte figure lavorata a olio di mano di Giovanni; che vedutola il re, fu da·llui sommamente lodata e tenuta cara, e per la bellezza delle figure e per la novità di quella invenzione di colorito, a la quale opera concorse tutto il regno, per vedere questa maraviglia.
      Era stato a Roma molti anni a disegnare nella sua fanciullezza Antonello da Messina, il quale essendo di buono ingegno, desto e molto accorto in quel mestiero, aveva fatto bonissimo profitto nel disegno; e cosí dimorando molti anni in quel,la città aveva acquistato nome.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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