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      Fece in un pilastro in chiesa la figura di San Marziale presso all'organo, la quale gli arrecò infinita fama, potendo stare a paragone con le cose che Masaccio aveva dipinte. Per il che sentitosi lodar tanto per il grido d'ognuno, animosamente si cavò l'abito d'età d'anni XVII, ancora che negli ordini sacri fusse già ordinato a Vangelo. Di che nulla curandosi o poco, si partí da la religione. E trovandosi nella Marca d'Ancona, diportandosi un giorno con certi amici suoi in una barchetta per mare, furono tutti insieme dalle fuste de' Mori, che per quei luoghi scorrevano, presi e menati in Barberia, essendo ciascuno di loro condotto alla catena in servitú e tenuto schiavo, dove stette con molto disagio per XVIII mesi. Ma advenne un giorno, che avendo egli molto in pra,tica il padrone, gli venne commodità e capriccio di dipignerlo; per il che preso un carbone spento del fuoco, con quello tutto intero lo ritrasse co' suoi abiti indosso alla moresca, in un muro bianco. Fu da gli altri schiavi detto questo al padrone, perché a tutti un miracolo pareva, non s'usando il disegno né la pittura in quelle parti, e ciò fu cagione di dargli premio e di liberarlo da la catena dove per tanto tempo era stato tenuto. Veramente gloria di questa virtú grandissima avere forza con uno a cui è conceduto per legge di poter condannare e punire, di far tutto il contrario, anzi d'indurlo a fargli carezze et a dargli libertà in cambio di supplicio e di morte. Lavorò con colori alcune cose segretamente al padron suo che, liberatolo, sicuro a Napoli con premio portar lo fece; dove egli dipinse al Re Alfonso, allora Duca di Calavria, una tavola a tempera nella cappella del castello dove oggi sta la guardia.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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