Laonde col tempo scuoprono poi la ragia del saper lo,ro nelle arti, come scoperse di sé maestro Mino scultore. Il quale fu tanto prosontuoso, che oltra il far suo, con le parole alzava tanto le proprie fatiche per le lode, che nel farsi allogazione da Pio secondo Pontefice a Paulo scultor romano d'una figura, egli tanto per invidia lo stimolò et infestollo, che Paulo, il quale era buona et umilissima persona, fu sforzato a risentirsi. Laonde Mino sbuffando con Paulo, voleva giuocare mille ducati a fare una figura con esso lui. E questo con grandissima prosunzione et audacia diceva, conoscendo egli la natura di Paulo, che non voleva fastidi, non credendo egli che tal partito accettasse. Ma Paulo accettò l'invito, e Mino mezzo pentito, solo per onore suo cento ducati giuocò. Fatta la figura fu dato a Paulo il vanto, come raro et eccellente ch'egli era, e Mino fu scorto per quella persona nell'arte che piú con le parole che con l'opre valeva.
Sono di mano di Mino a Monte Cassino, luogo de' monaci neri nel Regno di Napoli, alcune sepolture, et in Napoli alcune cose di marmo. In Roma il San Piero e San Paolo che sono a piè delle scale di San Pietro, et in San Pietro la sepoltura di Papa Paulo II. E la figura che fece Paulo a concorrenza di Mino fu il San Paulo, ch'all'entrata del ponte Santo Angelo su un basamento di marmo si vede, il quale molto tempo stette inanzi alla cappella di Sisto IIII non conosciuto. Avvenne poi che Clemente VII Pontefice un giorno diede d'occhio a questa figura, e per essere egli di tali essercizii intendente e giudicioso, gli piacque molto.
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