Fece ancora a Pistoia una tavola in S. Iacopo, la quale è molto diligentemente finita; e per la città sua una infinità di tondi che smarriti per le case di cittadini si veggono.
Fu persona molto modesta, moderata e gentile, e sempre ch'e' poteva giovare agli amici con amorevolezza e volentieri lo faceva. Tolse moglie giovane et ebbene Francesco detto Pesellino suo figliuolo, che attese alla pittura imitando gli andari di fra' Filippo infinitamente. Costui se piú tempo viveva, per quello che si conosce, averebbe fatto molto piú ch'egli non fece, perché era studioso nell'arte, né mai restava né dí né notte di disegnare. Perché si vede ancora nella cappella del noviziato di Santa Croce, sotto la tavola di fra' Filippo, una maravigliosissima predella di figure piccole, le quali paiono di mano di fra Filippo. Egli fece molti quadretti di figure piccole per Fiorenza, et in quella acquistato il nome se ne morí d'anni XXXI, perché Pesello ne rimase dolente; né molto stette che lo seguí lasciando il mondo non manco pieno dell'opre, che s'abbia fatto di nome. Visse in Fiorenza anni LXXVII. Et insieme col suo figliuolo fu onorato poi di questi versi: ,
Se pari cigne il Cielo i duoi Gemelli;
Tal cigne il padre e 'l figlio la bella arte:
Che Appelle fa di sé fama in le carteCome fan le rare opre a' duoi Peselli.
BENOZZO
Pittore Fiorentino
Chi camina con le fatiche a la strada della virtú, ancora che ella sia (come e' dicono) e sassosa e piena di spine, a la fine della salita si ritruova pur finalmente in un largo piano, con tutte le bramate felicità. E nel riguardare a basso, veggendo i cattivi passi con periglio fatti da lui, ringrazia Dio che a salvamento ve lo ha condotto, e con grandissimo contento suo benedice quelle fatiche che già tanto gli rincrescevano.
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