Laonde cercò ancora di dare opera alla pittura, e fece alcune cose non cosí perfette però come nella scultura e nella ar,chitettura. Per il che avendo egli avviamento per il Duca Federigo di Urbino, andò a' servigi di quello, et il mirabile palazzo d'Urbino, fattone prima il modello, gli condusse quale e' si vede. Il che fu cagione di non manco farlo tener vivo fra gli uomini per tal memoria, che per la stessa scultura sua. E s'e' vi avesse atteso, non è dubbio ch'egli non ne fosse restato sempre famoso. Atteso che infiniti scrittori, per l'Academia che in tal luogo in quel tempo si ritrovò, hanno talmente celebrato l'edificio, che ben può Francesco di tale opera quanto altro artefice contentarsi. Egli ricevette da quel principe infinite carezze, essendo quello amator singularissimo di tali uomini; et inoltre per che a Siena se ne tornò con premio, meritò per gli onori e pel grado che a Siena sua patria aveva acquistato, essere eletto de' Signori di quella città. Ma pervenuto finalmente ad età d'anni XLVII, per un male, ch'alle gambe gli venne, indebolí talmente, che poco tempo durò; né gli valsero o bagni o altri rimedii alla vita. Furono da lui le statue e l'architetture fatte l'anno MCCCCLXX. Et acquistonne questo epitaffio:
QVAE STRVXI VRBINI AEQVATA PALATIA COELOQVAE SCVLPSI ET MANIBVS PLVRIMA SIGNA MEIS
ILLA FIDEM FACIVNT VT NOVI CONDERE TECTAAFFABRE ET SCIVI SCVLPERE SIGNA BENE.
Lasciò suo compagno e carissimo amico Iacopo Cozzerello, il quale attese alla scultura et alla architettura similmente, e fece alcune figure di legno che sono in Siena, e cominciò la architettura di Santa Maria Maddalena fuori de la porta a' Tufi, la quale rimase imperfetta per la sua morte.
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