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      Laonde messosi Gentile in ordine, e montato in su le galee con onoratissima provisione, pervenne in Gostantinopoli a salvamento. E presentato dal balio della Signoria a Maumetto, fu veduto volentieri e come cosa nuova molto accarezzato. E poi che egli presentò a quel principe una vaghissima pittura, fu ammirato da quel signore che uno uomo mortale avesse in sé tanta divinità, che egli esprimesse sí vivamente e sí naturale le cose della natura. Né vi dimorò molto Gentile che egli ritrasse di naturale Maometto, che pareva vivissimo; al quale, come cosa inusitata, pareva questo piú tosto miracolo che arte. Et in ultimo, doppo lo aver veduto molte esperienzie di quell'arte, lo domandò se gli dava il cuore di dipigner se medesimo, e Gentile rispose che per satisfarli si ritrarebbe, e facilissimamente. Né passò molti giorni che ritrattosi a una spera che somigliava forte, lo presentò al signore. Il quale, vedendo quel che Gentile faceva della pittura, ne rimase piú amirato e stupefatto che prima; per la qualcosa da se stesso non poteva immaginarsi che e' non avesse qualche spirto divino addosso. E se non fussi stato che per legge tale esercizio era proibito, et andavane la morte a chi adorava statue, non arebbe mai licenziato Gentile, anzi lo arebbe onorato grandemente e tenutolo a farli fare opere appresso di sé. Un giorno lo fece venire a sé, e fattolo ringraziare de le cortesie usate e datoli lode infinite per l'opere fatte da·llui, gli fece dire che e' diman,dasse quel che e' volesse, che ogni grazia gli sarebbe conceduta.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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