Et in questa fece di naturale il Pico signore della Mirandola tanto eccellentemente, che e' non pare ritratto, ma vivo. Laonde egli, che de gli amici aveva per la sua buona conversazione, fu con gli altri pittori chiamato a far l'opera che fece fare Sisto IIII Pontefice nella cappella del palazzo. E cosí in compagnia di Sandro Botticello, di Domenico Ghirlandaio, dell'Abbate di San Clemente, di Luca da Cortona e di Pietro Perugino, vi dipinse di sua mano tre storie, nelle quali fece la sommersione di Faraone nel Mar Rosso e la predica di Cristo a' popoli lungo il mar di Tiberia e la Cena de gli Apostoli con Cristo, et in quella fece una tavola in otto facce tirate in buona prospettiva, e sopra quella il palco in otto facce con spartimento che gira in otto angoli, dove molto bene scortando, mostrò quanto gli altri sapere dell'arte. Dicesi che il papa aveva ordinato un premio, oltra il pagamento, a chi meglio avesse lavorato, e questo s'aveva a dare a chi con lode e merito al giudicio del pontefice fosse paruto. Laonde finite le storie, venne Sua Santità a veder l'opera, e già ciascuno de' maestri aveva procurato far sí, che 'l premio e l'onore fosse suo. Per il che sentendosi Cosimo piú debile d'invenzione e di disegno, cercò occultare il suo difetto. Onde e' coperse tutta questa opera di finissimi azzurri oltramarini e di vivaci colori, e con molto oro illuminò la storia: né albero, né erba, né panno, né nuvolo rimase, che lumeggiato non fosse, credendosi che 'l papa, come di quella arte poco intendente, gli dovesse donare la vittoria.
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