Venne il giorno ch'ogni maestro doveva la sua opera scoprire, perché egli ancora mostrò la sua, de la quale fu da que' maestri assai riso e schernito, sí come quegli che la sua debolezza piú tosto ucellavano che ne avessero compassione. Il papa , andò a vedere l'opera della cappella finita, e giunto in quella, l'azzurro, l'oro e gli altri be' colori di Cosimo in un tratto gli abbagliarono gli occhi, perché questa assai piú di tutte l'altre gli piacque, come a persona che aveva poco giudicio in tal professione. Onde giudicò Cosimo molto meglio aver sodisfatto e lavorato, che gli altri piú eccellenti di lui non avevano fatto. E cosí fece dare a Cosimo il premio ordinato, come a piú valente e migliore artefice de gli altri. E comandò a coloro che acconciassero d'oro le loro istorie e le coprissero di migliori azzurri, acciò che elle fussero simili a quelle di Cosimo nel colorito e nella ricchezza. Laonde i poveri pittori mal contenti anzi pure disperati, per satisfare alla poca intelligenzia del Padre Santo, si diedero a guastare tutto quel buono che avevano fatto. Risesi Cosimo di costoro piú che essi non avevano riso di lui quando lo ucellavano del tanto oro; e tornatosene a Fiorenza onorato et assai bene agiato, attese a lavorare al solito suo, avendo sempre
in sua compagnia in tutte le cose Piero di Cosimo suo discepolo, che lo aiutò in Roma e per tutto. Questo Piero lavorò nella cappella di Sisto e vi fece molte cose, e massimamente un paese nella predica di Cristo che è tenuto la miglior cosa che vi sia.
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