Fece in Arezzo una tavola in San Pietro, dove stanno i frati de' Servi, dentrovi uno agnolo Rafaello, et ancora lavorò il ritratto del Beato Iacopo Filippo da Piacenza. Fu condotto a Roma nella cappella di Sisto IIII, et in compagnia di Luca da Cortona e di Pietro Perugino lavorò quivi una storia. E tornato in Arezzo fece nella cappella de' Gozzari in vescovado un San Gerolamo in penitenzia, il quale magro e raso con gli occhi fermi attentissimamente nel Crocifisso percotendosi il petto, assai bene fa conoscere quanto lo ardore di amore in quelle consumatissime carni possa travagliare la virginità. E per quella opera fece un sasso grandissimo, con alcune altre grotte di sassi, fra le rotture delle quali nel paese fece le storie di detto San Girolamo. Poi lavorò in Santo Agostino di detta città una cappella alle monache del terzo ordine, dove a fresco è una Coronazione di Nostra Donna, molto lodata e molto ben fatta; e sotto un'altra cappella una Assunta con alcuni angeli in una gran ta,vola che molto bene sono abbigliati di panni sottili; et è veramente tenuta una pittura molto lodata, per essere lavorata a tempera, di buon disegno e condotta con diligenzia straordinaria. Nella badia di Santa Fiore in detta città è una cappella all'entrata della chiesa per la porta principale, con San Benedetto e con altri santi, finita con grazia, con buona pratica e con dolcezza. E certo egli era in quella città adorato e riverito, perché e' valeva non solo nella pittura, ma in molte ancora di quelle arti che ricercano industria et ingegno.
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