Dolevasi bene quando aveva cure familiari, e per questo dette a David suo fratello ogni peso di spendere dicendogli: "Lascia lavorare a me e tu provedi, che ora che io ho cominciato a conoscere il modo di questa arte, mi duole che non mi sia allogato a dipignere a storie il circuito di tutte le mura della città di Fiorenza", mostrando cosí animo invittissimo in ogni sua impresa e risoluto in ogni sua azzione. Lavorò a Lucca in San Martino una tavola di San Pietro e San Paulo, e dipinse a San Gimignano. In Fiorenza lavorò ancora molti tondi, quadri e pitture diverse, che non si riveggono altrimenti per essere nelle case de' particulari. In Pisa fece la nicchia del duomo allo altar maggiore, e lavorò in molti luoghi di quella città, come alla facciata dell'opera quando il re Carlo raccomanda Pisa; et in San Girolamo a' frati Giesuati una tavola. Dicono che ritraendo anticaglie di Roma: archi, terme, colonne, colisei, aguglie, amfiteatri, acquidotti, era sí giustissimo nel disegno che le faceva a occhio, senza regolo o seste e misure; e misurandole da poi fatte che le aveva, erano giustissime come se e' le avesse misurate. E ritraendo a occhio il Coliseo, vi fece una figura ritta appiè, che misurando quella tutto l'edificio si misurava; e fattone esperienza da maestri dopo la morte sua, ritornava giustissimo. Fece a Santa Maria Nuova nel cimiterio sopra una porta, un San Michele in fresco armato bellissimo, con riverberazione d'armadure poco usate inanzi a lui; et alla Badia di Passignano, luogo de' monaci di Valle , Ombrosa, lavorò in compagnia di David suo fratello e di Bastiano da San Gimignano.
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