Avvenne poi che Domenico ammalò di gravissima febbre, la pestilenza della quale in cinque giorni gli tolse la vita. Essendo infermo, gli mandò Giovanni Tornabuoni a donare cento ducati d'oro, mostrando l'amicizia e la familiarità sua e la servitú che Domenico a Giovanni avea sempre portata. Visse Domenico anni XLIIII e fu con molte lagrime e con pietosi sospiri da David e da Benedetto suoi fratelli e da Ri,dolfo suo figliuolo con belle esequie sepellito in Santa Maria Novella, e fu tal perdita di molto dolore agli amici suoi; perché intesa la morte di lui, molti eccellenti pittori forestieri scrissero a' suoi parenti dolendosi della sua acerbissima morte. Restarono suoi discepoli David e Benedetto Ghirlandai, Bastiano Mainardi da San Gimignano e Michele Agnolo Buonarotti fiorentino, Francesco Granaccio, Niccolò Cieco, Iacopo del Tedesco, Iacopo dell'Indaco, Baldino Baldinelli et altri maestri, tutti fiorentini. Morí nel MCCCCXCIII.
Et è stato poi onorato con questi versi:
DOMENICO GHIRLANDAIO.
TROPPO PRESTO LA MORTETRONCÒ IL VOLO ALLA FAMA; CHE A LE STELLE
PENSAI CORRENDO FORTEPASSAR ZEVSI E PARRASIO E SCOPA E APELLE.
Arricchí Domenico l'arte della pittura del musaico piú modernamente lavorato che non fece nessun toscano, d'infiniti che si provorono, come lo mostrano le cose fatte da lui per poche ch'elle si siano. Onde per tal ricchezza e memoria, nell'arte merita grado et onore et essere celebrato con lode straordinarie dopo la morte. ,
GHERARDO
Miniator Fiorentino
Veramente che di tutte le cose perpetue che si fanno con colori, nessuna piú resta alle percosse de' venti e dell'acque che 'l musaico.
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