Era in quella età una dimestichezza grandissima e quasi che una continova pratica tra gli orefici et i pittori; per la quale Sandro, che era desta persona e si era volto tutto a 'l disegno, invaghitosi della pittura, si dispose volgersi a quella. Per il che, aprendo liberamente l'animo suo al padre, da lui che conobbe la inchinazione di quel cervello, fu condotto a fra' Filippo del Carmine, eccellentissimo pittore allora et acconciato seco a imparare, come Sandro stesso desiderava. Datosi dunque tutto a quella arte, seguitò et imitò sí fattamente il maestro suo, che fra' Filippo gli pose amore, et insegnolli di maniera che e' pervenne tosto ad un grado che nessuno lo arebbe stimato. Dipinse, essendo giovanetto, nella Mercatanzia di Fiorenza, una Fortezza fra le tavole delle Virtú che Antonio e Piero del Pollaiuolo lavorarono. In S. Spirito di Fiorenza fece una tavola alla cappella de' Bardi, la quale è con diligenza lavorata , et a buon fin condotta, dove sono alcune olive e palme lavorate con sommo amore. Lavorò nelle Convertite una tavola a quelle monache, et a quelle di San Barnaba similmente un'altra. In Ogni Santi dipinse a fresco nel tramezzo alla porta che va in coro, per i Vespucci, un Santo Agostino, nel quale cercando egli allora di passare tutti coloro ch'al suo tempo dipinsero, molto s'affaticò; la quale opera riuscí lodatissima per avere egli dimostrato nella testa di quel santo, quella profonda cogitazione et acutissima sottigliezza, che suole essere nelle persone sensate et astratte continovamente nella investigazione di cose altissime e molto difficili.
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