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      Il quale, continuando i modi soprascritti, fu pianto alla morte non solo da chi 'l conobbe, ma da molt'altri, anzi da tutto Firenza, perché veramente coloro , che sentono solamente ragionare delle sue virtú, se ben non lo conobbero altrimente vivendo si dolgono ancora del suo fine. Fu Filippo figliuolo di fra' Filippo del Carmino; e seguitando nella pittura le vestigie del padre morto mentre che egli era ancor giovinetto, fu tenuto in governo et amaestrato da Sandro di Botticello; et avendolo fra' Filippo alla morte sua raccomandato a fra' Diamante, et a lui datolo, che i modi dell'arte buoni gli insegnasse, egli fu di tanto ingegno e di sí copiosa invenzione nella pittura, e tanto bizzarro e nuovo ne' suoi ornamenti, che fu il primo il quale a' moderni mostrasse il nuovo modo di variare abiti et abbellisse ornatamente con antichi abiti e veste soccinte le figure che e' faceva. Fu primo ancora a dar luce alle grottesche, che somiglino l'antico; e le mise in opera di terretta e colorite in fregi, con piú disegno e grazia che gli inanzi a lui non avevano fatto. Maravigliosa cosa era a vedere gli strani capricci che nascevano nel suo fare, atteso che e' non lavorò mai opera che delle cose antiche di Roma con gran studio non si servisse, invasi, calzari, trofei, bandiere, cimieri et ornamenti di tempii, abbigliamenti da dosso a figure; onde grandissimo e sempiterno obligo se gli debbe avere, sendo egli stato quello che ha dato principio alla bellezza et all'ornamento di questa arte, la quale con i destri modi suoi è venuta a quella perfezzione dove ella si truova al presente.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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