Ma tanto fu lo stupore che e' ne ebbe e tanto grande la maraviglia, che conoscendo qui lo error suo e la stolta presunzione della folle credenza sua, si accorò di dolore e fra brevissimo tempo se ne morí. Era la tavola di Raffaello divina, e non dipinta ma viva, e talmente ben fatta e colorita da lui, che fra le belle che egli dipinse mentre visse, ancora che tutte siano miracolose, ben poteva chiamarsi rara. Laonde il Francia mezzo morto per il terrore e per la bellezza della pittura che era presente a gli occhi, et a paragone di quelle che intorno di sua mano si vedevano, tutto smarrito la fece con diligenzia porre in San Giovanni in Monte, a quella cappella dove doveva stare, et entratosene fra pochi dí nel letto, tutto fuori di se stesso, parendoli esser rimasto quasi nulla nell'arte appetto a quello che egli credeva e che egli era tenuto, di dolore e malinconia si morí, essendoli advenuto nel troppo fisamente contemplare la vivissima pittura di Raffaello, quello che al Fivizano nel vagheggiare la sua bella
Morte, de la quale è scritto questo epigramma:
ME VERAM PICTOR DIVINVS MENTE RECEPIT;
ADMOTA EST OPERI, DEINDE PERITA MANVS.
DVMQVE OPERE IN FACTO DEFIGIT LVMINA PICTOR,
INTENTVS NIMIVM, PALLVIT ET MORITVR.
VIVA IGITVR SVM MORS, NON MORTVA MORTIS IMAGO,
SI FVNGOR QVO MORS FVNGITVR OFFICIO.
Tuttavolta dicono alcuni altri che la morte sua fu sí subita, che a molti segni apparí piú tosto veleno. Fu il , Francia uomo savissimo in vita e regolatissimo del vivere e di buone forze.
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