E fu sepolto onoratissimamente da i suoi figliuoli in Bologna, l'anno MDXVIII. E per le sue virtú fu onorato da poi con questo epitaffio:
CHE PVÒ PIV` FAR NATVRASE IL BEL DI LEI PIV` BELLO HO MESSO IN ATTO?
E QVEL CHE AVEA DISFATTOLA MORTE E IL TEMPO, VIVE E PER ME DVRA.
VITTORE SCARPACCIA
et altri Pittori Veniziani
Egli si conosce espressamente che quando gli artefici nostri cominciano in una provincia, ne seguon molti l'un dopo l'altro, et in un tempo istesso infiniti, che la professione medesima esercitano per gara imitando l'un l'altro e per dependenza dello avere avuto maestri che siano stati eccellenti nella arte, difendendo ciascuno il suo, in tutti que' modi che e' sa e può. Ma posto che molti dependino da un solo, subito che da essi si dividono, o per tempo o per morte, è divisa la volontà; e cosí per parere ognuno capo di sé, cerca mostrare il valor suo, come fecero in Vinegia Vittore Scarpaccia, Vincenzio Catena, Giovan Battista da Conigliano, Giovannetto Cordelliaghi, Marco Basarini, il Montagnana, che furono Ve,niziani, et ebbero dependenza da la maniera di Giovan Bellino. De i quali Vittore come piú avventurato, dalla scuola di Santa Orsola, da San Giovanni e Paolo di Vinegia ebbe a fare assai storie in tela a tempera, de le faccende ch'ella fece insino a la sua morte; le fatiche della quale egli seppe sí ben condurre col valor dell'altro, che n'acquistò nome, se non fra gli alti e grandi ingegni, almeno di accomodato e pratico maestro. Il che fu cagione, secondo che dicono i piú, che la nazione milanese gli fece far ne' frati Minori una tavola alla cappella loro, con Santo Ambruogio et altre infinite figure.
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