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      Il disegno fu lo imitare il piú bello della natura in tutte le figure, cosí scolpite come dipinte, la qual parte viene da lo avere la mano e l'ingegno che rapporti tutto , quello che vede l'occhio in sul piano, o disegni o in su fogli o tavola o altro piano, giustissimo et a punto; e cosí di rilievo nella scultura; la maniera venne poi la piú bella, da l'avere messo in uso il frequente ritrarre le cose piú belle, e da quel piú bello, o mani o teste o corpi o gambe, agiugnerle insieme e fare una figura di tutte quelle bellezze che piú si poteva; e metterla in uso in ogni opera per tutte le figure, che per questo se dice ella essere bella maniera.
     
      Queste cose non l'aveva fatte Giotto, né que' primi artefici, se bene eglino avevano scoperto i principii di tutte queste difficultà, e toccatele in superficie, come nel disegno, piú vero che e' non era prima e piú simile alla natura, e cosí l'unione de' colori et i componimenti delle figure nelle storie e molte altre cose, de le quali a bastanza s'è ragionato. Ma se ben i secondi augumentarono grandemente a queste arti tutte le cose dette di sopra, elle non erano però tanto perfette, che elle finissino di agiugnere a l'intero della perfezzione. Mancandoci ancora nella regola una licenzia che, non essendo di regola, fusse ordinata nella regola e potesse stare senza fare confusione o guastare l'ordine, il quale aveva di bisogno di una invenzione copiosa di tutte le cose e d'una certa bellezza continuata in ogni minima cosa, che mostrasse tutto quell'ordine con piú ornamento.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





Giotto