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      Et ancora che la maggior parte fussino ben disegnate e senza errori, vi mancava pure uno spirito di prontezza che non ci si vede mai, et una dolcezza ne' colori unita, che la cominciò ad usare nelle cose sue il Francia Bolognese e Pietro Perugino. Et i popoli nel vederla corsero come matti a questa bellezza nuova e piú viva, parendo loro assolutamente che e' non si potesse già mai far meglio.
      Ma lo errore di costoro dimostrarono poi chiaramente le opere di Lionardo da Vinci, il quale, dando principio a quella terza maniera che noi vogliamo chiamare la moderna, oltra la gagliardezza e bravezza del disegno, et oltra il contraffare sottilissimamente tutte le minuzie della natura cosí appunto come elle sono, con buona regola, migliore ordine, retta misura, disegno perfetto e grazia divina, abbondantissimo di copie e profondissimo di arte, dette veramente alle sue figure il moto et il fiato. Seguitò dopo lui, ancora che alquanto lontano, Giorgione da Castelfranco, il quale sfumò le sue pitture e dette una terribil movenzia a certe cose, come è una storia nella scuola di San Marco a Venezia, dove è un tempo torbido che tuona, e trema il dipinto, e le figure si muovo,no e si spiccano da la tavola, per una certa oscurità di ombre bene intese. Né meno di costui dette alle sue pitture forza, rilievo, dolcezza e grazia ne' colori fra' Bartolomeo di San Marco. Ma piú di tutti il graziosissimo Raffaello da Urbino, il quale studiando le fatiche de' maestri vecchi e quelle de' moderni, prese da tutti il meglio, e fattone raccolta, arricchí l'arte della pittura di quella intera perfezzione, che ebbero anticamente le figure di Apelle e di Zeusi e piú, se si potessi dire o mostrare l'opere di quelli a questo paragone.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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