E quanti ce ne sono stati che hanno dato vita alle loro figure coi colori ne' morti? Come il Rosso, fra' Sebastiano, Giulio Romano, Perin del Vaga, perché de' vivi, che per se medesimo son notissimi, non accade qui ragionare. Ma quello che fra i morti e vivi porta la palma e trascende e ricuopre tutti è il divino Michel Agnolo Buonarroti il qual non solo tien il principato di una di queste arti, ma di tutte tre insieme. Costui supera e vince non solamente tutti costoro, che hanno quasi che vinto già la natura, ma quelli stessi famosissimi antichi, che sí lodatamente fuor d'ogni dubbio la superarono: et unico giustamente si trionfa di quegli, di questi e di lei, non imaginandosi appena quella cosa alcuna sí strana e tanto difficile, che egli con la virtú del divinissimo ingegno suo, mediante la industria, il disegno, l'arte, il giudizio e la grazia, di gran lunga non la trapassi. E non solo nella pittura e ne' colori, sotto il qual genere si comprendono tutte le forme e tutti i corpi retti e non retti, palpabili et impalpabili, visibili e non visibili, ma nella estrema rotonditade ancora de' corpi: e con la punta del suo scarpello e de le fatiche di cosí bella e fruttifera pianta son distesi già tanti rami e sí onorati, che oltra lo aver pieno il mondo in sí disusata foggia de' piú saporiti frutti che siano, hanno ancora dato l'ultimo termine a queste tre nobilissime arti con tanta e sí maravigliosa perfezzione, che ben si può dire e sicuramente, le sue statue in qual si voglia parte di quelle, esser piú belle assai che le antiche.
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