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      Quivi è il fico oltra lo scortar de le foglie e le vedute de' rami, condotto con tanto amor, che l'ingegno si smarisce solo a pensare come uno uomo possa avere tanta pacienzia. Èvvi ancora un palmizio, che ha la rotondità de le ruote de la palma lavorate con sí grande arte e maravigliosa, che altro che la pazienzia e l'ingegno di Lionardo non lo poteva fare. La quale opera altrimenti non si fece: onde il cartone è oggi in Fiorenza nella felice casa del Magnifico Ottaviano de' Medici donatogli, non ha molto, dal zio di Lionardo. Dicesi che Ser Piero da Vinci zio di Lionardo, essendo , alla villa, fu ricercato domesticamente da un suo contadino, il quale d'un fico da lui tagliato in su 'l podere, aveva di sua mano fatto una rotella, che a Fiorenza gnene facesse dipignere, e che egli contentissimo e volentieri lo fece, sendo molto pratico il villano nel pigliare uccelli e ne le pescagioni, e servendosi grandemente di lui Ser Piero a questi esercizii. Laonde fattala condurre a Firenze, senza altrimenti dire a Lionardo di chi ella si fosse, lo ricercò che egli vi dipignesse suso qualche cosa. Lionardo, arrecatosi un giorno tra le mani questa rotella, veggendola torta, mal lavorata e goffa, la dirizzò col fuoco, e datala a un torniatore, di rozza e goffa che ella era, la fece ridurre delicata e pari. Et appresso ingessatala et acconciatala a modo suo, cominciò a pensare quello che vi si potesse dipignere su, che avesse a spaventare chi le venisse contra, rappresentando lo effetto stesso che la testa già di Medusa.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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