Ma l'esser fatta nel muro, fece che Sua Maestà se ne portò la voglia, et ella si rimase a' Milanesi. Mentre che egli attendeva a questa opera propose al duca fare un cavallo di bronzo di maravigliosa grandezza, per mettervi in memoria l'imagine del duca. E tanto grande lo cominciò e riuscí, che condur non si poté mai. Ècci opinione che Lionardo, come dell'altre cose sue faceva, lo cominciasse perché non si finisse; perché, sendo di tanta grandezza in volerlo gettar d'un pezzo, lo cominciò, acciò fosse difficultà di condurlo a perfezzione. Venne al suo tempo in Milano il re di Francia; onde pregato Lionardo di far qualche cosa bizzarra, fece un lione, che caminò parecchi passi, poi s'aperse il petto e mostrò tutto pien di gigli. Prese in Milano Salaí Milanese per suo creato, il quale era vaghissimo di grazia e di bellezza, avendo begli capegli, ricci et inanellati, de' quali Lionardo si dilettò molto; et a lui insegnò molte cose dell'arte, e certi lavori che in Milano si dicono essere di Salaí, furono ritocchi da Lionardo.
Ritornò a Fiorenza, dove trovò che i frati de' Servi avevano allogato a Filippino l'opere della tavola dello altar maggiore della Nunziata; per il che fu detto da Lionardo che volentieri avrebbe fat,to una simil cosa. Onde Filippino inteso ciò, come gentil persona ch'egli era, se ne tolse giú; et i frati perché Lionardo la dipignesse, se lo tolsero in casa, facendo le spese a·llui et a tutta la sua famiglia. E cosí li tenne in pratica lungo tempo, né mai cominciò nulla.
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