Quivi contraffece un libro di carta pecora un po' vec,chio, che par vero, e cosí certe palle a quel San Niccolò con certi lustri ribattendo i barlumi et i riflessi l'una nella altra, che si conosceva infino allora la stranezza del suo cervello et il cercare che e' faceva de le cose difficili. E bene lo dimostrò meglio dopo la morte di Cosimo, che egli del continuo stava rinchiuso e non si lasciava veder lavorare, e teneva una vita da uomo piú tosto bestiale che umano. Non voleva che le stanze si spazzassino, voleva mangiare allora che la fame veniva, e non voleva che si zappasse o potasse i frutti dello orto, anzi lasciava crescere le viti et andare i tralci per terra, et i fichi non si potavon mai, né gli altri alberi, anzi si contentava veder salvatico ogni cosa, come la sua natura, allegando che le cose d'essa natura bisogna lassarle custodire a lei, senza farvi altro. Recavasi spesso a veder o animali o erbe o qualche cosa, che la natura fa per istranezza et a·ccaso di molte volte; e ne aveva un contento e una satisfazione che lo furava tutto a se stesso. E replicavalo ne' suoi ragionamenti tante volte, che veniva talvolta, ancor che e' se n'avesse piacere, a fastidio. Fermavasi talora a considerare un muro dove lungamente fusse stato sputato da persone malate, e ne cavava le battaglie de' cavagli e le piú fantastiche città e piú gran paesi che si vedesse mai; simil faceva de i nuvoli de la aria. Diede opera al colorire a olio, avendo visto certe cose di Lionardo fumeggiate, e finite con quella diligenzia estrema, che soleva Lionardo quando e' voleva mostrar l'arte, e cosí Piero piacendoli quel modo cercava imitarlo, quantunque egli fusse poi molto lontano da Lionardo e da l'altre maniere assai stravagante.
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