Per il che deliberatosi di vedere almeno qualcosa notabile, si trasferí a Milano per vedere il duomo, dove allora si trovava un Cesare Cesariano, reputato buono geometra e buono architettore, il quale comentò Vitruvio e, disperato di non averne avuto quella remunerazione che egli si aveva promessa, diventò sí strano che non volse piú operare, e divenuto salvatico morí piú da bestia che da persona. , Eravi ancora un Bernardino da Triviglio milanese, ingegnere et architettore del duomo e disegnatore grandissimo, il quale da Lionardo da Vinci fu tenuto maestro raro, ancora che la sua maniera fusse crudetta et alquanto secca nelle pitture. Vedesi di costui in testa del chiostro delle Grazie una Resurressione di Cristo, con alcuni scorti bellissimi, et in San Francesco una cappella a fresco, dentrovi la morte di San Piero e di San Paulo.
Ma per tornare a Bramante, considerata che egli ebbe questa fabbrica e conosciuti questi ingegneri, si inanimí di sorte che egli si risolvé del tutto darsi a l'architettura. Laonde, partitosi da Milano, se ne venne a Roma innanzi lo Anno Santo del MD, dove conosciuto da alcuni suoi amici e del paese e lombardi, gli fu dato da dipignere a San Giovanni Laterano sopra la porta santa che s'apre per il Giubbileo, una arme di Papa Alessandro VI lavorata in fresco, con angeli e figure che la sostengono. Aveva Bramante recato di Lombardia e guadagnati in Roma a fare alcune cose, certi danari; i quali con una masserizia grandissima spendeva, desideroso poter viver del suo et insieme, senza avere a lavorare, potere agiatamente misurare tutte le fabriche antiche di Roma.
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