E messovi mano, solitario e cogitativo se n'andava; e fra non molto spazio di tempo misurò quanti edifizii erono in quella città e fuori per la campagna. E scoperto in questo modo l'animo di Bramante, il Cardinale di Napoli datoli d'occhio prese a favorirlo. Donde Bramante seguitando lo studio, essendo venuto voglia al cardinal detto di far rifare a' frati della Pace il chiostro di trevertino, ebbe il carico di questo chiostro. Per il che desiderando di acquistare e di gratuirsi molto quel cardinale, si messe a l'opera con ogni industria e diligenzia, e prestamente e per,fettamente la condusse al fine. Et ancora che egli non fusse di tutta bellezza, gli diede grandissimo nome, per non essere in Roma molti che attendessino alla architettura con tanto amore, studio e prestezza, quanto Bramante.
Pervenne la fama di questa prestezza a gli orecchi di Giulio secondo, il quale perciò gli messe in mano l'opera de i corridori di Belvedere, i quali furono da lui con grandissima prestezza condotti. Et era tanta la furia di lui che faceva, e del papa che aveva voglia che tali fabriche non si murassero ma nascessero, che i fondatori portavano di notte la sabbia et il pancone fermo della terra, e la cavavano di giorno in presenza a Bramante, perch'egli senza altro vedere faceva fondare. La quale inavvertenza fu cagione che le sue fatiche sono tutte crepate e stanno a pericolo di ruinare, come fece questo medesimo corridore, del quale un pezzo di braccia ottanta ruinò a terra al tempo di Clemente VII e fu rifatto poi da Papa Paulo III, et egli ancora lo fece rifondare e ringrossare.
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