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      Fece ancora volgere la cappella principale, dov'è la nicchia, attendendo insieme a far tirare inanzi la cappella che si chiama del Re di Francia.
      Egli trovò in tal lavoro il modo del buttar le volte con le casse di legno, che, intagliate, vengano co' suoi fregi e fogliami di mistura di calce; e mostrò ne gli archi, che sono in tale edificio, il modo del voltargli con i ponti impiccati, come abbiamo veduto seguitare poi da Anton da San Gallo. Vedesi in quella parte, ch'è finita di suo, la cornice che rigira attorno di dentro correre in modo, con grazia, che il disegno di quella non può nessuna mano meglio in essa levare e sminuire. Si vede ne' suoi capitegli, che sono a foglie di ulivo di dentro, et in tutta l'opera dorica di fuori stranamente bellissima, di quanta terribilità fosse l'animo di Bramante; che invero s'egli avesse avuto le forze eguali allo ingegno, di che aveva adorno lo spirito, certissimamente avrebbe fatto cose inaudite piú che non fece.
      Fu persona molto allegra e piacevole, e si dilettò sempre di giovare a' prossimi suoi. E dicesi che non fu molto inclinato a la religione, ma amicissimo delle persone ingegnose e favorevole a quelle in ciò che e' poteva; come si vede che egli fece al grazioso Raffaello Sanzio da Urbino, pittor celebratissimo, che da lui fu condotto a Roma. Sempre splendidissimamen,te si onorò e visse, et al grado, dove i meriti della sua vita l'avevano posto, era niente quel che aveva a petto a quello che egli avrebbe speso. Dilettavasi de la poesia, e volentieri udiva e diceva in proviso in su la lira, e componeva qualche sonetto, se non cosí delicato come si usa ora, grave almeno e senza difetti.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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