Et alla Quercia ritornato, dove aveva alcuni amori, a i quali per lo desiderio del non gli avere posseduti, mentre che stette a Roma, volse mostrare ch'era ne la giostra valente, perché fece l'ultimo sforzo. E come quel che non era né molto giovane né valoroso in cosí fatte imprese, fu sforzato mettersi in letto. Di che dando la colpa all'aria di quel luogo, si fé portare a Fiorenza in ceste. E non gli valsero aiuti né ristori, che di quel male si morí in pochi giorni d'età d'anni XLV, et in San Pier Maggiore di quella città fu sepolto. E dopo non molto tempo, fu onorato con questa memoria:
MENTE PARVM (FATEOR) CONSTABAM: MENTIS ACVMENSED TAMEN OSTENDVNT PICTA, FVISSE MIHI.
Furono le sue pitture circa l'anno MDXII.
RAFAELLIN DEL GARBO
Pittor Fiorentino
È gran cosa che la natura si sforza talora di far uno ingegno, che ne' suoi primi principii fa cose di tanta maraviglia, che gli uomini si promettono di lui che e' debba salir sopra il cielo; e tanta aspettazione si pongano nell'animo, che o per vigore della natura o per capriccio della fortuna lo inalzano fino al mezzo et in un tratto a terra, onde lo levorono, lo ritornano. Talché chi aveva appoggiata tutta le fede in quella persona, tronca i rami della speranza, e non so,lo tace la impossibilità di colui, ma vitupera il primo moto, che lo mise su salti del venire piú che mortale; né si resta con infinito oprobrio sotterrarlo sí, che mai piú de terra non si può rilevare. Né per cosa che fra tante cattive poi operando si faccia buona (tanta forza ha lo sdegno ne gli animi di coloro, i quali aspettavano i miracoli) non lo vogliono riguardare o considerare in maniera alcuna, chiudendosi gli occhi il piú delle volte per non avere a vedere il vero.
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