, Per il che scrissero a Giuliano che, se voleva tale opera, la andasse a vedere, et egli come animoso e valente, mostrò con facilità quella poter voltarsi e che a ciò gli bastava l'animo; e tante e tali ragioni allegò loro, che l'opera gli fu allogata. Dopo la quale allogazione fece espedire l'opera di Prato e coi medesimi maestri muratori e scarpellini a Loreto si condusse. E perché tale opra avesse fermezza nelle pietre e saldezza e forma e stabilità e facesse legazione, mandò a Roma per la pozzolana; né calce fu, che con essa non fosse temperata e murata ogni pietra, cosí in termine di tre anni quella finita e libera rimase perfetta.
Andò poi a Roma, dove a Papa Alessandro VI restaurò il tetto di Santa Maria Maggiore, che ruinava; e vi fece quel palco ch'al presente si vede, che dallo ingegno e valor di Giuliano fu condotto. Cosí nel praticare per la corte il Vescovo della Rovere, fatto Cardinale di San Pietro in Vincola, già amico di Giuliano fin quando era castellano d'Ostia, gli fece fare il modello del palazzo di San Pietro in Vincola. E poco dopo questo volle edificare a Savona sua patria un palazzo, pur col disegno e con la presenzia di Giuliano. La quale andata gli era difficile, percioché il palco non era ancor finito, e Papa Alessandro non voleva ch'e' partisse. Per il che lo fece finire per Antonio suo fratello, il quale per avere ingegno buono e versatile, nel praticare la corte contrasse servitú col papa, che gli mise grandissimo amore e gnene mostrò nel volere fondare e rifondare con le difese a uso di castello la Mole di Adriano, oggi detta Castello Santo Agnolo; alla quale impresa fu preposto Antonio.
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