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      Per il che natogli questo figliuolo con buono augurio, al battesimo gli pose nome Rafaello; e subito nato lo destinò alla pittura ringraziandone molto Idio, né vole mandarlo a baglia, ma che la madre propria lo alattassi continovamente. Crescendo fu ammaestrato da loro, che altro che quello non avevano, con tutti que' buoni et ottimi costumi che fu possibile; e cominciando Giovanni a farlo esercitare nella pittura e vedendo quello spirito volto a far le cose tutte secondo il desiderio suo, non gli lasciava metter punto di tempo in mezzo né attendere ad altra cosa nessuna, acciò che piú agevolmente e piú tosto venissi nell'arte di quella maniera che egli desiderava. Aveva fatto Giovanni in Urbino molte opere di sua mano e , per tutto lo stato di quel duca, e facevasi aiutare da Rafaello, il quale, ancor che fanciulletto, lo faceva il piú et il meglio che e' sapeva. Né lasciava Giovanni per questo di cercare d'intendere per ogni via chi tenessi il principato nella pittura; e trovando che i piú lodavano Pietro Perugino, si dispose potendo di porlo seco, e perciò andato a Perugia e non trovandovi Pietro, si messe per poterlo meglio aspettare a lavorare in San Francesco alcune cose. Ma tornato Pietro da Roma prese alcuna pratica seco, e quando fu il tempo a proposito del desiderio suo, con quella affezzione che può venire da un cuor di padre et onorato gli disse il tutto. E Pietro che era benigno per natura, non potendo mancare a tanta voglia, accettò Rafaello. Onde Giovanni con la maggiore allegrezza del mondo tornò ad Urbino e non senza lagrime e pianti grandissimi della madre lo menò a Perugia.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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