La quale fu da Lorenzo Nasi tenuta con grandissima venerazione in mentre che e' visse, in memoria de le fatiche fattevi da Rafaello ne l'usarvi la diligenzia e l'arte che egli fece a condurla. Ma capitò male poi questa opera l'anno MDXLVIII a dí 9 d'agosto, quando la casa sua insieme con quella degli eredi di Marco del Nero, che oltra la bellezza de lo edificio era piena di molti abbigliamenti et ornamenti quanto casa di Fiorenza, per uno smottamento del monte di San Giorgio rovinarono insieme con altre case vicine. E cosí rimasono i pezzi di quella che poi ritrovati fra i calcinacci, furono da Batista suo figliuolo amorevolissimo di tale arte, fatti rimettere insieme con quel miglior modo che si poteva. Fece ancora a Domenico Canigiani un altro quadro della medesima grandezza, nel quale è una Nostra Donna col putto che faccendo festa a un San Giovannino che gli è porto da Santa Elisabetta mentre che ella con una vivezza prontissima lo sostiene guarda un San Giuseppo, che apoggiatosi con ambe due le mani a un bastone, china la testa a quella vecchia, che l'uno e l'altro pare che stupischino del veder con quanto senno in quella età sí tenera i due cugini l'un reverente a l'altro si fanno festa. Oltra che ogni colpo di colore nelle teste, mani e piedi, son pennellate di carne , viva, piú che d'altra tinta di maestro che facci quell'arte, la quale opera è oggi appresso gli eredi di Domenico, tenuta con grandissima venerazione.
Studiò Rafaello in Fiorenza le cose vecchie di Masaccio, e vide ne i lavori di Lionardo e di Michele Agnolo cose tali, che gli furono cagione di augumentare lo studio in maniera per la veduta di tali opere, che gran miglioramento e grazia accrebbe in tale arte.
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