Et in fra , costoro è un Diogene con la sua tazza a ghiacere in su le scalee, figura molto considerata et astratta, che per la sua bellezza e per lo suo abito cosí a·ccaso è degna d'essere lodata. Simile vi è Aristotile e Platone, l'uno col Timeo in mano, l'altro con l'Etica, dove intorno li fanno cerchio una grande scuola di filosofi. Né si può esprimere la bellezza di quelli astrologi e geometri che disegnano con le seste in su le tavole moltissime figure e caratteri.
Fra costoro si vede un giovane di formosa bellezza, il quale apre le braccia per maraviglia e china la testa, et è il ritratto di Federigo II, Duca di Mantova, che si trovava allora in Roma.
Èvvi similmente una figura che, chinata a terra con un paio di seste in mano, le gira sopra le tavole, la quale dicono essere Bramante architettore, e che egli non è men desso che se e' fusse vivo, tanto è ben ritratto.
Allato a una figura che volta il didietro et ha una palla del cielo in mano, è il ritratto di Zoroastro, et allato a esso è Rafaello, maestro di questa opera, ritrattosi da se medesimo nello specchio. Questo è una testa giovane e d'aspetto molto modesto, accompagnato da una piacevole e buona grazia, con la berretta nera in capo. Né si può esprimere la bellezza e la bontà che si vede nelle teste e figure de' Vangelisti, a' quali ha fatto nel viso una certa attenzione et accuratezza, massime a quelli che scrivono. E cosí fece dietro ad un San Matteo mentre che egli cava di quelle tavole dove sono le figure e' caratteri tenuteli da uno angelo e che le distende in sun un libro, un vecchio che messosi una carta in sul ginocchio copia tanto quanto San Matteo distende.
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