Era questa testa fra le cose di Giulio Romano, ereditario di Raffaello in Mantova. Perché avendo veduto Raffaello lo andare nelle stampe d'Alberto Durero, volenteroso ancor egli di mostrare quel che in tale arte poteva, fece studiare Marco Antonio Bolognese in questa pratica infinitamente, il quale riuscí tanto eccellente che fece stampare le prime cose sue: la carta de gli Innocenti, un Cenacolo, il Nettunno e la Santa Cecilia quando bolle nell'olio.
Fece poi Marco Antonio per Rafaello un numero di stampe, le quali Rafaello donò poi al Baviera suo garzone, ch'aveva cura d'una sua donna, la quale Rafaello amò sino alla mor,te e di quella fece un ritratto bellissimo che pareva viva viva, il quale è oggi in Fiorenza appresso il gentilissimo Matteo Botti, mercante fiorentino, amico e familiare d'ogni persona virtuosa e massime de i pittori, tenuta da lui come reliquia per lo amore che egli porta all'arte e particularmente a Rafaello.
Né meno di lui stima l'opere dell'arte nostra e gli artefici il fratello suo Simon Botti che, oltra lo esser tenuto da tutti noi per uno de' piú amorevoli che faccino benefizio a gli uomini di queste professioni, è da me particulare tenuto e stimato per il migliore e maggiore amico che a lungo si possa con isperimenti provare, oltra al giudizio buono che egli ha e mostra nelle cose dell'arte. Ma per tornare a le stampe, il favorire il Baviera fu cagione che si destassi poi Marco da Ravenna et altri infiniti, talché le stampe in rame fecero, de la carestia loro, quella copia ch'al presente veggiamo.
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