La quale unione mai non fu piú in altro tempo che nel suo.
Questo avveniva perché restavano vinti dalla cortesia e dall'arte sua, ma piú dal genio della sua buona natura.
La quale era sí piena di gentilezza e sí colma di carità, che egli si vedeva che fino agli animali l'onoravano, nonché gli uomini. Dicesi che ogni pittore che conosciuto l'avessi, et anche chi non lo avesse conosciuto, lo avessi richiesto di qualche disegno che gli bisognasse, egli lasciava l'opera sua per sovvenirlo. E sempre tenne infiniti in opera aiutandoli et insegnandoli con quello amore che non ad artefici, ma a figliuoli proprii si conveniva.
Per la qual cagione si vedeva che non andava mai a corte che partendo di casa non avesse seco cinquanta pittori tutti valenti e buoni che gli facevono compagnia per onorarlo. Egli insomma non visse da pittore, ma da principe. Per il che, o Arte della pittura, tu pur ti potevi allora stimare felicissima avendo un tuo artefice che di virtú e di costumi t'alzava sopra il cielo!
Beata veramente ti potevi chiamare, da che per l'orme di tale uomo hanno pur visto gli allievi tuoi come si vive e che importi l'avere accompagnato insieme arte e virtute; le quali in Rafaello congiunte, potettero sforzare la grandezza di Giulio II e la generosità di Leone X nel sommo grado e degnità che egli erono a farselo familiarissimo et usarli ogni sorte di liberalità, talché poté co 'l favore e con le facultà che gli diedero fare a sé et a l'arte grandissimo onore. Beato ancora si può dire chi stando a' suoi servigi sotto lui operò, perché ritrovo ognuno che lo imitò essersi a onesto porto ridotto e cosí quegli che imiteranno le sue fatiche nell'arte saranno onorati dal mondo, e ne' costumi santi lui somigliando remunerati dal cielo.
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Arte Rafaello Giulio II Leone X
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