E spesso avviene a infiniti, che di lontano hanno lasciato le patrie loro, nel dare d'intoppo in nazioni che siano amiche delle virtú e de' forestieri per buono uso di costumi, trovarsi accarezzati e riconosciuti sí fattamente, ch'e' si scordano il loro nido natio et un altro nuovo s'eleggono per ultimo riposo.
Come per ultimo suo nido elesse Arezzo Guglielmo da Marzilla prete franzese, il quale nella sua giovanezza attese in Francia all'arte del disegno et insieme con quello diede opera alle finestre di vetro, nelle quali faceva figure di colorito non meno unite che se elle fossero d'una vaghissima et unitissima pittura a olio.
Co,stui ne' suoi paesi, persuaso da' prieghi d'alcuni amici suoi, si ritrovò alla morte d'un loro inimico, per la qual cosa fu sforzato nella religione di San Domenico in Francia pigliare l'abito di frate, per essere libero da la corte e da la giustizia.
E se bene egli dimorò nella religione, non però mai abbandonò gli studi dell'arte, anzi continuando gli condusse ad ottima perfezzione. Fu per ordine di Papa Giulio II dato commissione a Bramante d'Urbino di far fare in palazzo molte finestre di vetro, perché nel domandare ch'egli fece de' piú eccellenti, fra gli altri, che di tal mestiero lavoravano, gli fu dato notizia d'alcuni che facevano in Francia cose maravigliose, e ne vide il saggio per lo ambasciator francese che negoziava allora appresso Sua Santità, il quale aveva in un telaro per finestra dello studio, una figura lavorata in un pezzo di vetro bianco con infinito numero di colori sopra il vetro lavorati a fuoco; onde per ordine di Bramante fu scritto in Francia che venissero a Roma, offerendogli buone provvisioni.
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