Laonde Maestro Claudio Franzese, avuto tal nuova, sapendo l'eccellenza di Guglielmo, con buone promesse e danari, fece sí che non gli fu difficile trarlo fuor de' frati; avendo egli per le discortesie usategli e per le invidie, che son di continuo fra loro, piú voglia di partirsi che Maestro Claudio bisogno di trarlo fuora.
Vennero dunque a Roma, e lo abito di San Domenico si mutò in quello di San Piero.
Aveva Bramante fatto fare allora due fenestre di trevertino nel palazzo del papa, le quali erano nella sala dinanzi alla cappella, oggi abbellita di fabbrica in volta per Antonio da San Gallo, e di stucchi mirabili per le mani di Perino del Vaga fiorentino, le quali fenestre da Maestro Claudio e da Guglielmo furono lavorate, ancora che poi per il sacco spezzate, per trarne i piom,bi per le palle de gli archibusi, le quali erano certamente maravigliose. Oltra queste ne fecero per camere papali infinite, delle quali il medesimo avvenne che dell'altre due.
Et oggi ancora rimastone una nella camera del fuoco di Rafaello sopra Torre Borgia, nelle quali sono angeli che tengono l'arme di Leon X.
Fecero ancora in Santa Maria del Popolo due fenestre nella cappella di dietro alla Madonna con le storie della vita di lei, le quali di quel mestiero furono lodatissime. E queste opere non meno gli acquistarono fama e nome che comodità alla vita. Ma Maestro Claudio ordinando molto nel mangiare e bere, come è costume di quella nazione, cosa pestifera all'aria di Roma, ammalò d'una febbre sí grave che in sei giorni passò a l'altra vita.
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