Laonde egli, che di lavorare sempre aveva diletto, conti,nuando il verno e la state il lavoro del muro, il quale chi è sano fa divenire infermo, prese tanta umidità che la borsa de' granelli si gli riempié d'acqua, talmente che foratagli da' medici, in pochi giorni rese l'anima a chi gliene aveva donata. E come buon cristiano prese i Sacramenti della Chiesa e fece testamento. Appresso, avendo speziale divozione ne i romiti camaldolesi, i quali vicino ad Arezzo venti miglia sul giogo d'Apennino fanno congregazione, lasciò loro l'avere et il corpo suo. Et a Pastorino da Siena suo garzone, ch'era stato seco molti anni, lasciò i vetri e le masserizie da lavorare, ancora che costui abbia fatto poi poche cose di quella professione.
Lo seguitò molto un Maso Porro cortonese che valse piú nel commetterle e nel cuocere i vetri che nel dipignerle.
Furono suoi creati Batista Borro aretino, il quale delle fenestre molto lo va imitando et insegnò i primi principii a Benedetto Spadari et a Giorgio Vasari aretino.
Visse il priore anni LXII e morí l'anno MDXXXVII.
Merita infinite lodi il priore, da che per lui in Toscana è condotta l'arte del lavorare i vetri con quella maestria e sottigliezza che desiderare si puote. E perciò, sendoci stato di tanto beneficio sí largo, ancora saremo a lui d'onore e d'eterne lode abondevoli esaltandolo nella vita e nell'opere del continovo. ,
CRONACA
Architetto Fiorentino
Molti ingegni si perdono, i quali farebbono opere rare e degne di loda, se nel venire al mondo percotessero in persone che sapessino e volessino mettergli in opera a quelle cose dove e' son buoni.
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