Ora accadde che, partendosi Benedetto di Fiorenza e tornandovi da Roma il Cronaca, fu messo per le mani a Filippo, e gli piacq tanto per il modello fattoli da lui del cortile e del cornicione che va di fuori intorno al palazzo, che conoscuta la eccellenzia di quello ingegno, volle che tutto si governasse per le sue mani, e servissi da indi innanzi sempre di lui. Fecevi dunque il Cronaca, oltra la bellezza di fuori con ordine toscano, in cima una cornice corinzia molto magnifica, ch'è per fine del tetto. Della quale la metà al presente si vede finita e con tanto singular grazia e garbo all'occhio si mostra, che desiderando apporgli menda nessuna non vi si può mostrare. Similmente le pietre di tutto il palazzo sono tanto finite e sí ben commesse, che non può nessuno quasi vedere ch'elle siano murate. Et in detto palazzo per ornamento fece fare ferri di finestre mirabili e campanelle con bellissimo garbo, e similmente le lumiere su canti che da Niccolò Grosso Caparra, fabbro fiorentino furono con grandissima diligenza lavorate. Vedesi in quelle le cornici, le colonne, i capitegli, le mensole saldate di ferro con maraviglioso magistero. Né mai ha lavorato moderno alcuno di ferro machine sí grandi e sí difficili con tanta scienza e pratica.
Era Niccolò Grosso persona fantastica e di suo capo, ragionevole nelle sue cose e d'altri, né mai voleva di quel d'altrui.
Non volse mai far credenza a nessuno de' suoi lavori, ma sempre voleva l'arra, e per questo Lorenzo de' Medici lo chiamava il Caparra e da molti altri ancora per tal nome era , conosciuto.
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