Et ha tanta forza questo dono della natura che, benché e' trascurino e lascino gli studi di tale arte et altro non seguino che l'uso solo del dipignere e del maneggiare i colori con grazia e fumeggiata maniera, il buono tuttavolta in loro infuso dalla natura apparisce sí nel primo aspetto delle opere loro, che elle mostrano tutte le parti eccellenti e maravigliose che sogliono minutamente apparire ne' lavori di que' maestri che noi tegnamo eccellenti e rari. E chi bramasse di questo una esperienza o testimonianza de' tempi nostri, guardi le cose di Domenico Puligo pittore fiorentino, et avendo notizia delle cose della arte, conoscerà chiarissimamente quanto io ho detto. Costui seguitando la pittura con sí buon gusto, nel dimorar che fece con Ridolfo Ghirlandaio apprese il colorito vaghissimo, e quello continuò con maniera abbagliata, con perdere i contorni ne gli scuri de' suoi colori, che piacendogli dare alle sue figure una aria gentile, fece in sua gioventú infiniti quadri con buona grazia e per Fiorenza e per mercatanti. Questi lavorati di buon garbo, furono cagione ch'egli si diede a i ritratti di naturale. E gli fece molto simili e molto vivi, e con essi bella pittura, come ancora ne fanno fede alcune teste di suo in casa Giuliano Scali. Diedesi appresso a fare opere grandi, e lavorò una tavola a Francesco del Giocondo a una sua cappella, nella tribuna dello altar maggiore de' Servi in Fiorenza, dentrovi quando San Francesco riceve le stimite, cosa di colorito molto dolce e di morbidezza, lavorata magnificamente.
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