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      Con ciò sia cosa che il loro affaticarsi accresce grazia e bontà nella virtú d'essi che, aguzzando e dirugginando, puliscono l'ingegno sí fattamente, che e' ne sono tenuti perfetti e maravigliosi fra tutti gli altri. Come veggiamo al presente in Andrea di Domenico Contucci dal Monte San Savino, il quale nato di poverissimo padre, lavoratore di terre, idiota in ogni sua azzione, fu levato da guardare gli armenti. E se bene egli fu di nascita umilissimo, fu però di concetti tanto alti, d'ingegno sí raro e d'animo sí pronto, che ne i ragionamenti de le difficultà della architettura e della prospettiva, nel suo tempo non fu mai il piú nuovo e 'l piú sottile cervello, né chi rendessi i dubbii maggiori, piú chiari et aperti, che faceva egli. Laonde furono tali i meriti suoi, che da ogni raro maestro fu tenuto singularissimo nelle dette , professioni.
      Dicono che Andrea nacque l'anno MCCCCLXXI e che nella sua fanciullezza mentre che guardava gli armenti gli disegnava sopra il sabbione, e talora di terra formandoli, gli ritraeva eccellentemente. Avenne che un cittadin fiorentino, il quale credo che fosse Simone Vespucci, andò podestà del Monte mentre che Andrea faceva queste cose; e veduto questo fanciullo e saputa la sua inclinazione, operò con Domenico Contucci padre di quello che a Fiorenza in casa sua lo lasciasse, perché deliberava vedere dove la natura e lo studio conducessino questo ingegno. Per che Andrea che vivissimo era e di ciò contentissimo, piú che volentieri prese quello essercizio.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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