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      Fecevi infinite altre fatiche, et ancora diede infiniti disegni per tutta quella fabbrica. Aveva di vacanzia l'anno IIII mesi per suo riposo, i quali consumava in agricultura al Monte sua patria, e per le cure famigliari e per interesse di sé e de gli amici suoi. Dove in quel castello fece fabbricare per sé una comoda casa, e vi comperò molti beni stabili e tanto lo onorarono i suoi terrazzani che e' fu continuamente tenuto il primo della sua patria mentre che e' visse. A' frati di Santo Agostino di quel luogo fece fare un chiostro, che per picciolo ch'e' sia, è molto bene inteso, avvenga ch'egli non è quadro per le mura, ch'erano fabbricate nel vecchio; onde lo ingegno d'Andrea lo ridusse nel mezzo quadro, et ingrossando i pilastri ne' cantoni, fece tornarlo, sendo sproporzionato, in buona e giusta proporzione. Disegnò a una Compagnia ch'è in tal chiostro, intitolata di Santo Antonio, una bellissima porta, di componimento dorico; e similmente il tramezzo della chiesa di Santo Agostino et il pergamo di quella; e fece fare nello scendere, per andare a la fonte fuor d'una porta verso la pieve vecchia a mezza costa, una cappelletta per li frati, ancora che non n'avessero voglia. E fece infiniti altri disegni di palazzi, di case e di fortezze, come in Arezzo a M Pietro, astrologo peritissimo, fece il disegno della sua casa. Avvenne che condottosi egli già al termine d'anni LXVIII come persona che mai non stava indarno, si mise a tramutare in villa certi pali da luogo a luogo; per il che di quella fatica riscaldato in breve tempo di male di febbre si morí nel MDXXIX. Et , ancora che per lui si facessero molti epitaffii in diverse lingue, basteranno questi due soli:


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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