E nel vero torto grandissimo fa la natura quando ci dà uno ingegno, il quale sia per ornamento del secolo in che nasce e per utilità di chi ci vive, a levarlo cosí tosto di terra, e veramente fa poco onore a sé e grandissimo danno altrui. Come si vede che fu di Pellegrino da Modona pittore, il quale desideroso con la forza delle fatiche acquistarsi nome nell'arte della pittura, si partí de la sua patria, udendo le maraviglie del grandissimo Raffaello da Urbino; e tanto fece, ch'a lavorare si pose con lui. E trovò nel suo giungere in , Roma infinitissimi giovani ch'attendevano alla pittura, et emulando fra loro cercavano l'un l'altro avanzare nel disegno, e davano opera di continuo alle fatiche dell'arte per venire in grazia di Raffaello e guadagnarsi nome fra i popoli. Per il che Pellegrino molto a questo attendendo, divenne oltre al disegno, di pratica maestrevole nell'arte. E mentre che Leon X fece dipignere le logge a Raffaello, vi lavorò ancora egli, in compagnia de gli altri giovani. Le quali fatiche furono cagione che Raffaello si serví di lui in molte cose. Fece Pellegrino in Santo Eustachio di Roma, entrando in chiesa, tre figure in fresco a uno altare, e nella chiesa de' Portughesi alla Scrofa la cappella dello altar maggiore in fresco, insieme con la tavola. Avvenne che in San Iacopo della Nazione Spagnuola in Roma, si fece una cappella adorna di marmi, nella quale Iacopo Sansovino fece di marmo un San Iacopo di quattro braccia e mezzo, molto lodato, e Pellegrino vi dipinse in fresco le storie di questo Apostolo, nelle quali si vede gentilissima aria a imitazione di Raffaello suo maestro e bonissima forza e componimento; le quali hanno sempre fatto conoscere Pellegrino per un desto e garbato ingegno nella pittura.
| |
Pellegrino Modona Raffaello Urbino Roma Raffaello Pellegrino Leon X Raffaello Raffaello Pellegrino Santo Eustachio Roma Portughesi Scrofa San Iacopo Nazione Spagnuola Roma Iacopo Sansovino San Iacopo Pellegrino Apostolo Raffaello Pellegrino
|