Aristofane celebra Carissena, nella medesima professione, per dottissi,ma et eccellentissima femmina; e similmente Teano, Merone, Polla, Elpe, Cornificia e Telisilla, alla quale fu posta nel tempio di Venere, per meraviglia delle sue tante virtú, una bellissima statua. E per lassar tant'altre versificatrici, non leggiamo noi che Arete nelle difficultà di filosofia fu maestra del dotto Aristippo? E Lastenia et Assiotea discepole del divinissimo Platone? E nell'arte oratoria Sempronia et Ortensia, femmine romane, furono molto famose. Nella grammatica, Agallide (come dice Ateneo) fu rarissima, e nel predir delle cose future, o diasi questo all'astrologia o alla magica, basta che Temi e Cassandra e Manto ebbero ne' tempi loro grandissimo nome. Come ancora Iside e Cerere nelle necessità dell'agricultura, et in tutte le scienzie universalmente, le figliuole di Tespio. Ma certo in nessun'altra età s'è ciò meglio potuto conoscere che nella nostra, dove le donne hanno acquistato grandissima fama, non solamente nello studio delle lettere, com'ha fatto la S Vittoria del Vasto, la S Veronica Gambara, la S Caterina Anguisola, la Schioppa, la Nugarola e cent'altre, sí nella volgare, come nella latina e nella greca lingua, dottissime, ma eziandio in tutte l'altre facultà. Né si son vergognate, quasi per torci il vanto della superiorità, di mettersi con le tenere e bianchissime mani nelle cose meccaniche e fra la ruvidezza de' marmi e l'asprezza del ferro, per conseguir il desiderio loro e riportarsene fama, come fece nei nostri dí la Properzia de' Rossi da Bologna, giovane virtuosa, non solamente nelle cose di casa, come l'altre, ma in infinite scienzie che non che le donne, ma tutti gli uomini l'ebbero invidia.
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