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      Laonde meritò che il poeta, amico e domestico suo facesse di lui memoria onorata ne' chiarissimi scritti suoi. Di maniera che al nome del Dosso diede piú nome la penna di M Lodovico universalmente, che non avevano fatto i pennelli et i colori che Dosso consumò in tutta sua vita, ventura e grazia infinita di quegli che sono da sí grandi uomini nominati. Perché il valore delle dotte penne loro sforza infiniti a dar credenza alle lode di quelli, ancora che perfettamente non le meritano.
      Era il Dosso ferrarese pittor molto amato dal Duca Alfon,so di Ferrara, prima per le sue qualità nell'arte della pittura e poi per le sue piacevolezze, che molto al duca dilettavano. Ebbe in Lombardia titolo da tutti i pittori di fare i paesi meglio che alcuno altro che di quella pratica operasse, o in muro o in olio o a guazzo, massimamente da poi che la maniera tedesca s'è veduta. Fece in Ferrara nella chiesa Catedrale una tavola con figure a olio, tenuta assai bella, e lavorò al duca nel palazzo infinite stanze insieme con un suo fratello detto Batista, i quali sempre furono nimici l'uno dello altro, ancora che lavorassero insieme. Eglino fecero di chiaro e scuro il cortile del Duca di Ferrara con le storie di Ercole e dipinsero una infinità d'ignudi per quelle mura. E similmente per tutta quella città lavorarono, et in muro et in tavola molte cose dipinsero. Fecero in Modona nel Duomo di loro mano una tavola e si condussero a Trento per il cardinale a lavorare il palazzo suo in compagnia d'altri pittori, e quivi fecero molte cose di lor mano.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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