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      Per il che, sendo da la banda delle stanze di dietro, che nell'orto de' frati rispondevano, una pergola del guardiano piena di uve grossissime sancolombane, quei giovani mandavano giú il bertuccione per quella che dalla finestra era lontana, e con la fune su tiravano lo animale con le mani piene d'uve. Il guardiano, trovando scaricarsi la pergola e non sapendo da chi, dubitando de' topi, mise lo aguato a essa e, visto che il bertuccione del Rosso giú scendeva, tutto s'accese d'ira, e presa una , pertica per bastonarlo, si recò verso lui a due mani, in attitudine a gambe larghe. Il bertuccione, visto che se saliva ne toccherebbe, e se stava fermo il medesimo, cominciò salticchiando a ruinargli la pergola, e fatto animo di volersi gettare addosso il frate, con ambedue le mani prese l'ultime traverse che cingevano la pergola; et in un tempo il frate mena la pertica, e 'l bertuccione scuote la pergola per la paura, di sorte e con tal forza, che fece uscire delle buche le pertiche e le canne: onde la pergola e 'l bertuccione ruinarono addosso a 'l frate, il quale gridava misericordia, fu da Batistino e da gli altri tirata la fune, et il bertuccion salvo rimesso in cammera. Discostatosi il guardiano et a un suo terrazzo fattosi, disse cose fuor della messa; e con cólora e malo animo se n'andò allo uffizio de gli Otto, magistrato in Fiorenza molto temuto.
      Quivi posta la sua querela e mandato per il Rosso, fu per motteggio condannato il bertuccione a dovere un contrapeso tenere al culo, acciò che non potesse saltare come prima soleva su per le pergole.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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