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      E cosí continuando i servigi di tanto re, fece stanze tutte di stucchi lavorate in quel luogo, con storie assai et ordini di camini e porte fantastiche. E nel vero il Rosso era in ciò miracoloso. Per il che gli furono donati altri benefici, talché egli aveva da la liberalità di quel re mille scudi d'entrata e le provisioni dell'opera, ch'erano grossissime. Fece ancora un cartone per fare una tavola alla Congregazione del Capitolo, dove era canonico, et infinitissimi altri, de i quali non accade far memoria. Basta che egli non piú da pittore, ma da principe vivendo, teneva servitori assai e cavalcature, e si trovava fornito di bellissime tappezzerie e d'argenti.
      Avvenne sí, come vuole l'invidiosa fortuna, che non lascia mai lungo tempo in alto grado chi dalle felicità di essa è esaltato, che praticando seco Francesco di Pellegrino fiorentino, il quale della pittura si dilettava et amicissimo e suo domestico continuo era, furono in questo tempo rubati alcune centinaia di scudi al Rosso; il quale non avendo sospetto di altri che di Francesco, lo fece pigliare dalla corte e con esamine rigorose stringerlo molto. Ma colui che innocente si trovava, non confessando altro che il vero, finalmente fu relassato, et acceso di giusto sdegno contra il Rosso, fu sforzato a risentirsi de 'l vituperosissimo carico che da lui gli era stato apposto. Mosseli dunque un piato di ingiuria, e lo strinse di tal maniera, che il Rosso non si potendo aiutare stava mesto e doloroso, parendogli di continuo avere vituperato e l'amico et il proprio onore.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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