Nel castello d'Anghiari fece a olio , un Cenacolo di Cristo con XII Apostoli, di grandezza quanto il vivo, et insieme la Lavazione de' piedi fatta loro da Cristo; la quale opera in quel paese è tenuta in gran venerazione. Lavorò alla Osservanza ancora, dove e' fece l'altra tavola, due figure per farvi la tavola poi, che fu San Giovanni e Santo Antonio da Padova.
Avvenne che l'opera di Pisa destinò fare al coro alcuni quadri che trattassero de le figure del Sacramento, dove Giovanni Antonio fece il Sacrificio di Noè dopo il diluvio, che fu tenuto cosa lodata e bella. Similmente vi fece poi quel di Caino e quel di Abel. Ne seguitò in concorrenza Domenico Beccafumi da Siena, perché mirabilissimi piú di questi di disegno e d'invenzione gli fece. Simile i quattro Evangelisti, con altri del Soddoma da Vercelli e d'altri pittori men buoni. Fece ancora per la chiesa quattro tavole, dove mostrò diligenza et amore, per le quali in concorrenza ne fecero fare di miglioramento una a Domenico sanese sopradetto e due ne condusse Giorgio Vasari aretino, ch'a principio dell'entrata delle quattro porte fece. Perch'egli nel convento de' frati di San Marco fece ancora in fresco un cenacolo di frati, ch'è quando San Domenico si mette a tavola, e senza che vi sia pane, fatta l'orazione vengono due angeli in terra che ne portano loro. E sopra vi fece un Crocifisso con l'arcivescovo Santo Antonino ginocchioni e Santa Caterina sanese di quello ordine, veramente pittura con molta diligenzia e con pulitezza lavorata, venendo questo da la pazienzia e da l'amore che portò a tale arte.
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