Fecero ancora su la piazza, dove è il palazzo de' Medici, dietro a Naona, una faccia coi trionfi di Paulo Emilio, et infinite altre storie romane. Et a San Salvestro di Monte Cavallo, per fra' Mariano, per casa e per il giardino alcune cosette; et in chiesa li dipinsero la sua cappella e due storie colorite di Santa Maria Maddalena, nelle quali sono i macchiati de' paesi fatti , con somma grazia e discrezione, ché Polidoro veramente lavorò i paesi o macchie d'alberi e sassi meglio d'ogni pittore. Et egli nell'arte è stato cagione di quella facilità, che oggi usano gli artefici nelle cose loro. Fecero ancora molte camere e fregi nelle case di Roma, coi colori a fresco et a tempera lavorati, le quali opere erano da essi esercitate per prova, ché mai a' colori non poterono dare quella bellezza, che di continuo diedero alle cose di chiaro e scuro, o in bronzo o in terretta, come si vede ancora nella casa che era del Cardinale di Volterra da Torre Sanguigna. Nella faccia della quale fecero uno ornamento di chiaro oscuro bellissimo, e dentro alcune figure colorite, le quali sono tanto mal lavorate e condotte, che hanno deviato da 'l primo essere il disegno buono ch'eglino avevano. E ciò tanto parve piú strano per esservi appresso un'arme di Papa Leone, di ignudi, di man di Gio Francesco Vetraio, il quale se la morte non avesse tolto di mezzo arebbe fatto cose grandissime. E non isgannati per questo de la folle credenza loro, fecero ancora in Santo Agostino di Roma, allo altare de' Martelli, certi fanciulli coloriti, dove Iacopo Sansovino per fine dell'opera fece una Nostra Donna di marmo; i quali fanciulli non paiono di mano di persone illustri, ma d'idioti che comincino allora quella arte.
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