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      Ma non per questo tornò la vita a Polidoro, né alla pittura si rese quello ingegno pellegrino e veloce, che per tanti secoli non era piú stato al mondo. Per il che se allora ch'egli morí, avesse potuto morire con lui, sarebbe morta la invenzione, la grazia e la bravura nelle figure dell'arte. Felicità della natura e della virtú nel formare in tal corpo cosí nobile spirto; et invidia et odio crudele di cosí strana morte nel fato e nella fortuna sua, la quale, se bene gli tolse la vita, non gli torrà per alcun tempo il nome. Furono fatte l'esequie sue solennissime, e con doglia infinita di tutta Messina nella chiesa catedrale datogli sepoltura l'anno MDXXXXIII. Et ebbe appresso questo epitaffio:
     
      FACIL STVDIO IN PITTVRA,
      ARTE, INGEGNO, FIEREZZA E POCA SORTEEBBI IN VINCER NATVRA
      STRANA, ORRIBILE INGIVSTA E CRVDA MORTE.
     
      Aggiunse all'arte della pittura Polidoro facilità, copia d'abiti e stranissimi ornamenti e garbi nelle cose d'ogni sorte, e grazia e destrezza in ogni lineamento o pittura; arricchilla d'una universalità d'ogni sorte figure, animali, casamenti, grottesche e paesi, che da lui in qua ogni pittore ha cercato essere in tutte queste parti universale; onde il mondo piú l'onora cosí morto, che se si fosse perpetuato vivo eternamente nel mondo. ,
     
      BARTOLOMEO DA BAGNACAVALLO
     
      et altri Romagnuoli Pittori
     
      Certamente che il fine delle concorrenzie nelle arti, per la ambizione della gloria, si vede il piú delle volte esser lodato. Ma s'egli avviene che da superbia e da presumersi chi concorre meni alcuna volta troppa vampa di sé, e' si scorge in ispazio di tempo quella virtú che cerca, in fumo e nebbia risolversi; atteso che mal può crescere in perfezzione chi non conosce il proprio difetto, e chi non teme l'operare altrui.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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