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      Come fu Marco Calavrese pittore, il quale, uscito della sua patria, elesse come ameno e pieno di dolcezza per sua abitazione Napoli, se bene indrizzato aveva il camino per verirsene a Roma et in quella ultimare il fine che si cava dallo studio della pittura. Ma sí gli fu dolce il canto della Serena, dilettandosi egli massimamente di sonare di liuto, e sí le molli onde del Sebeto lo liquefecero, ch'e' restò prigione col corpo di quel sito fin che rese lo spirito al cielo, et alla terra il mortale. Fece Marco infiniti lavori in olio et in , fresco, et in quella patria mostrò valere piú di alcuno altro, che tale arte in suo tempo esercitasse. Come ne fece fede ad Aversa, dieci miglia lontano da Napoli, e particularmente nella chiesa di Santo Agostino allo altar maggiore una tavola a olio, con grandissimo ornamento, e diversi quadri con istorie e figure lavorate, nelle quali figurò Santo Agostino disputare con gli eretici, e di sopra e dalle bande storie di Cristo e santi in varie attitudini. Nella quale opera si vede una maniera molto continuata e di trarre al buono delle cose della maniera moderna, e bellissimo e pratico colorito in essa si comprende. Questa fu una delle sue tante fatiche, che in quella città e per diversi luoghi del regno fece. Visse di continuo allegramente, e bellissimo tempo si diede. Però che non avendo emulazione, né contrasto de gl'artefici nella pittura, fu da que' signori sempre adorato, e delle cose sue si fece con bonissimi pagamenti sodisfare. Cosí pervenuto a gli anni LVI di sua età, d'uno ordinario male finí la sua vita.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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