Lasciò suo creato Gio Filippo pittor napolitano, il quale in compagnia di Lionardo suo cognato, fece molte pitture e tuttavia fanno: de i quali per essere vivi et in continuo essercizio, non accade far menzione alcuna. Furono le pitture di Maestro Marco da lui lavorate dal MDVIII fino al MDXLII. E non ci è mancato di poi chi lo abbia celebrato con questo epigramma:
VOLTO HANNO IL DOLCE CANTOIN DOGLIA AMARA LE SERENE SNELLE;
STA PARTENOPE IN PIANTOCHE VN NVOVO APOLLO È MORTO ET VN NVOVO APELLE. ,
MORTO DA FELTRO
Pittore
Coloro che sono per natura di cervello capriccioso e fantastico, sempre nuove cose ghiribizzano e cercano investigare, e coi pensieri strani e diversi da gli altri, fanno l'opere loro piene et abondanti di novità; che spesso per il nuovo capriccio da loro trovato sono cagione a gli altri di seguitargli, i quali di qualche novità piú, se possono, cercano di passargli di maniera che sono ammirati e di grandissima lode nell'opre loro per ogni lingua vengono esaltati. Questo si vide nel Morto pittore da Feltro, il quale molto fu astratto nella vita come era nel cervello e nelle novità della maniera nelle grottesche ch'egli faceva, le quali furono cagione di farlo molto stimare. Condussesi il Morto a Roma nella sua giovanezza in quel tempo che il Pinturicchio per Alessandro VI dipinse le camere papali, et in Castel Sant'Angelo molte altre logge e stanze da basso nel torrione e sopra in altre camere. Perché egli, che era maninconica persona, di continuo alle anticaglie studiava, dove spartimenti di volte et ordini di facce alla grottesca vedendo e piacendogli, quelle sempre studiò. E sí i modi del girar le foglie anticamente prese, che di quella professione a nessuno era al suo tempo secondo.
| |
Gio Filippo Lionardo Maestro Marco Morto Feltro Morto Roma Pinturicchio Alessandro VI Castel Sant'Angelo
|